PIO XII - Andrea Riccardi

Un libro importante per la storia della chiesa in cui emerge la figura di Papa Pacelli. Rigido conservatore, accorto diplomatico, personaggio idolatrato dalle masse cattoliche... E’ difficile racchiudere PIO XII in una definizione... E’ una figura complessa ed è anche lo specchio della realtà e delle contraddizioni del cattolicesimo della metà del Novecento.
L'autore Andrea Riccardi, storico del Cristianesimo e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, uno dei massimi esperti di Papa Pacelli, in una recente intervista sul giornale La Stampa parla della decisione del Papa Francesco di aprire gli archivi vaticani sulle carte di Pio XII.
Che cosa deve temere la Chiesa?
«Nulla. Certo, con Pio XII ci troviamo davanti a un problema molto particolare: la questione della guerra e dei silenzi di fronte alle atrocità naziste, alla Shoah. Ma sono convinto che l’immagine che emergerà darà la storia concreta, la percezione dei protagonisti di questi eventi e spiegherà i motivi delle scelte. Del resto già Paolo VI nel 1965 aveva cominciato la pubblicazione degli “Atti e documenti della Santa Sede relativi al periodo della II Guerra Mondiale”, quindi abbiamo già avuto un aperitivo di quelle che potranno essere le carte».

Che cosa potrà emergere?
«Un patrimonio storico inestimabile. La nascita della Democrazia cristiana, il grande ruolo di Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, e il suo trasferimento a Milano, che fu considerato un allontanamento ma si sarebbe rivelato una preparazione al papato. Verrà fuori il ruolo di Roncalli, futuro Giovanni XXIII, nunzio durante la guerra e in Francia».
Quali sono i testi che attende di più?
«Quelli dei nove mesi dell’occupazione tedesca di Roma. Perché in quel tempo il Vaticano e Pio XII ricoprirono un grande ruolo, nel senso che aiutarono migliaia di persone, ebree e non, a nascondersi, e questo fatto fu decisivo nella storia di Roma. In un certo senso fecero un “gioco” con il comando tedesco, tranquillizzandolo, e dall’altro trasformando tutti gli spazi religiosi in luogo d’asilo. E fu un gioco non solo generoso ma anche intelligente».

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